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Olivier Francois, CEO Fiat: “Ho imparato tanto da Marchionne”

11 Aprile 2024

François ha condiviso la sua ammirazione per Sergio Marchionne e ha discusso dell'influenza e degli insegnamenti ricevuti dal compianto manager

Olivier François, CEO di Fiat e direttore marketing globale del Gruppo Stellantis, è stato recentemente intervistato da Fedez nel podcast intitolato “Wolf – Storie che contano”. Durante l’intervista, François ha condiviso la sua ammirazione per Sergio Marchionne e ha discusso dell’influenza e degli insegnamenti ricevuti dal compianto manager, il quale ha guidato la rinascita di Fiat salvandola da un possibile fallimento. Scopriamo insieme i dettagli di questa conversazione.

Fiat: Francois loda Marchionne da Fedez

Il rapper Fedez ha lanciato un nuovo podcast chiamato “WOLF – Storie che contano”, che ospita interviste con figure di spicco nel mondo dell’impresa, della finanza, della moda e dello sport. Uno degli ospiti recenti è stato Olivier François, CEO di Fiat e direttore marketing globale del Gruppo Stellantis. Durante l’intervista, François ha condiviso il suo rispetto e ammirazione per il compianto Sergio Marchionne, raccontando come quest’ultimo lo abbia attratto e reclutato in Fiat dopo un lungo corteggiamento, e di come abbia avuto un impatto significativo sulla sua carriera. Olivier François ha detto su Marchionne:

“Quando ero in Citroën, dove stavo benissimo, e in Italia avevo tolto quote di mercato proprio alla FIAT, mi capitò di incontrare i vertici dell’azienda torinese, anche quelli prima di Marchionne. Un giorno alla sede di Citroën di Milano venne a trovarmi Lapo Elkann, voleva che andassi in FIAT, Lapo era fichissimo, ma non ero molto convinto di lasciare la Citroën. Poi mi chiamò Sergio Marchionne, voleva che andassi a Torino. Gli dissi di no. Nel frattempo Citroën mi propose di tornare a Parigi con un ruolo di vertice. Ma io volevo rimanere in Italia stabilmente, non mi sentivo più parigino, mi piaceva l’Italia e mi sentivo italiano. Intanto ho pensato ‘Che peccato aver detto di no alla proposta di Marchionne!’. Mentre pensavo a come riagganciarlo mi arriva la telefonata della sua assistente: ‘Il dottore vorrebbe incontrarla nuovamente’. Mentre mi precipitavo a Torino pensavo solo ad una cosa ‘Speriamo che non sappia nulla del mio libro di poesie. Se sa del libro che figura ci faccio come manager’. Era stato Elio Fiorucci a spingermi a pubblicarlo, la poesia purtroppo è poco letta e vende ancor meno, purtroppo il mio libro fu un piccolo successo e se ne parlò molto. Invece Marchionne lo aveva letto. Mi accoglie con il libro in mano. Entro nel suo ufficio e per prima cosa vedo proprio la copertina gialla del mio libro. Un pugno nell’occhio. Mi dice: ‘L’Ho letto. L’ho chiamata per questo’. Ho pensato ‘Allora cosa vuole da me?’. Invece, dopo aver letto il libro alzò l’asticella. Inizialmente aveva pensato ad un ruolo commerciale. Invece mi propose di dirigere un brand: Lancia. Grazie a Marchionne ho imparato moltissimo. Ma è stata altrettanto dura. Sono stato uno dei manager a lui più vicini, e un amico. Dopo la Lancia mi chiese di affiancarlo nell’impresa di salvare la Chrysler. Mi portava con sé a Detroit due volte alla settimana. Facevamo i ‘pendolari’. Viaggiavamo di notte con l’aereo aziendale. Ma lui non dormiva; si giocava a poker, si ascoltava musica e si beveva grappa. Era la persona più cool del mondo, ma non si dormiva, anzi si dormiva solo quando lui aveva vinto a poker. Lui ci teneva che apprezzassi la sua grappa, ma a me non piaceva. Una notte glielo confessai. Il giorno dopo, per dispetto, mi fece arrivare a casa cento bottiglie della migliore grappa Berta. Sergio Marchionne era una persona meravigliosa ma non facile. Aveva il fare e lo stile del pater familias. Era molto premuroso, ma dovevi sempre sorprenderlo. Quando si abituava a te iniziava ad allontanarti. Io ero condannato a stupirlo sempre. Ho fatto spot che sono entrati nella storia della pubblicità. All’inizio lui era estasiato, mi diceva ‘Sei un genio!’. Andava in giro con l’ipad e faceva rivedere lo spot a tutti. Lo guardava per una notte intera – non dormiva! – poi dopo qualche giorno se qualcuno gli faceva i complimenti per un nostro spot rispondeva ‘è una merda!’. Perché si era ormai abituato. Ero come Sisifo, condannato a spingere una pietra verso l’alto. Aveva sempre bisogno di andare oltre. È stata una formazione straordinaria”.

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Credits foto: Stellantis