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Fiat Ritmo, l’auto di rottura

19 Maggio 2021

Con la Ritmo Fiat passò dai modelli a tre volumi a quelli a due seguendo un po’ quello che a metà anni Settanta stava accadendo in Europa. Fu la competitor della Golf e della Renault 14

Fiat Ritmo è un’automobile di segmento C che si è sicuramente ritagliata uno spazio fondamentale nella produzione della casa automobilistica italiana. Moderna, forse troppo per le abitudini di fine anni ’70, arrivò a quota due milioni di esemplari. Prima di lei la 128, poi la Regata e soprattutto la Tipo

Fiat Ritmo contro Germania e Francia

Il contesto automobilistico sia italiano che soprattutto europeo in cui nacque il progetto della Ritmo influì e non poco su quelle che poi sarebbero state le sue caratteristiche. È stata l’erede della 128 che tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei Settanta fu anche l’auto più venduta in Europa. Poi però arrivò la Golf a ribaltare i canoni (e i gusti della gente) cancellando, di fatto, la forma a tre volumi che in pochi mesi si scoprì superata da quella a due volumi. Insomma, la 128 non bastò più, serviva altro anche perché dalla Francia arrivò la concorrenza della Renault 14. Le straniere rischiavano di monopolizzare il mercato toccando il 40% dei volumi di vendite, serviva un’inversione di tendenza che arrivò a parole (l’Avvocato Gianni Agnelli dichiarò alla stampa “Presenteremo almeno un modello nuovo all’anno”) e nei fatti con 200 miliardi di lire investiti per la ricerca da Fiat.

Fiat Ritmo, l’auto delle prime volte

E si giunse così all’appuntamento del 57esimo Salone di Torino, la “culla” della Ritmo, assoluta vedette dello stand di Fiat. Era l’auto delle prime volte. E che prime volte. Fu la prima auto italiana ad avere i paraurti integrati nel corpo vettura che proteggevano anche la parte laterale. Un particolare, in quel periodo, quasi rivoluzionario. Uno scatto in avanti rispetto ai paradigmi dell’epoca che gli automobilisti italiani faticarono a digerire. Anche per questo motivo la Ritmo fu definito un “modello di rottura”. Fu anche la prima auto italiana assemblata tramite robot nei modernissimi stabilimenti di Cassino e Rivalta. Aveva anche il portellone posteriore, un’idea mutuata dagli Stati Uniti dove la Ritmo, oltre all’Inghilterra dove era commercializzata con il nome di Strada, ebbe un discreto successo. Mai come in Italia dove fu la prima Fiat non utilitaria a fregiarsi del titolo di auto più immatricolata.

Seconda… per un pugno di voti

Per un pugno di voti. Sì, Fiat Ritmo, a differenza delle auto simbolo di Fiat che l’avevano preceduta (la 127 nel 1972 e proprio la 128 nel 1970) non vinse il premio di “Auto dell’Anno”. In un testa a testa fino all’ultima scheda la spuntò la outsider Simca Horizon con 251 voti. Staccata di dodici punti la Ritmo (239), completò il podio staccatissima (181) l’Audi 80. Una vittoria a sorpresa, con qualche polemica per la quasi sconosciuta Horizon prodotta inizialmente da Chrysler (Simca era il marchio europeo) che poi cedette il brevetto ai francesi di PSA che la marchiarono Talbot. Non fece gli stessi numeri di Ritmo ma privò dell’italiana di un premio che sarebbe stato meritato. Toccò sei anni più tardi alla Fiat Uno vendicare la sconfitta superando, questa volta di 21 voti, la Peugeot 205.

Fiat Ritmo, c’era anche la Cabrio

La Fiat Ritmo si presentò nel 1978 nelle concessionarie con tre cilindrate (60, 65 e 75 cavalli) e due carrozzerie (tre e cinque porte), non arrivava ai quattro metri di lunghezza, ma gli interni erano molto spaziosi. La velocità massima? Tra i 145 e i 160 orari a seconda delle potenza. Quattro anni dopo spuntò la seconda serie oggetto di un profondo restyling soprattutto a livello di scocca con un risparmio sul peso di circa 70 Kg. Bertone disegnò anche una versione cabriolet, per gli amanti delle prestazioni ci fu anche una gamma griffata Abarth. Il 1983 è l’anno del lancio anche della 60 E.S. dove la sigla sta per Energy Saving, strutturata in modo da garantire un risparmio nei consumi senza interferire sullo sprint. Unico difetto? Il prezzo…