Il manto stradale del capoluogo lombardo è sempre più ammalorato. Una situazione aggravata dalle temperature rigide di questo periodo. Il Comune prova a correre ai ripari. Sarà sufficiente?
Cosa puoi dire a un milanese per colpirlo nell’orgoglio? Per esempio che le strade del capoluogo lombardo sembrano nelle stesse condizioni delle cugine romane. Forse il paragone può sembrare eccessivo, eppure nelle ultime settimane è scattato l’allarme per la presenza di numerose buche comparse per le strade di Milano.
Foto di Georgii Shipin
I numeri dell’emergenza
Nella prima settimana di febbraio il numero degli interventi di rattoppo certifica una situazione di vera e propria emergenza. Dall’1 al 7 febbraio gli operai del Nuir (Nucleo Intervento Rapido) hanno dovuto rattoppare 751 buche e riallocato 366 masselli del pavé saltati. Parliamo di quasi 140 interventi giornalieri, 4200 se si proiettano questi numeri nell’arco di un mese. Una situazione di disagio, se non di pericolo, per tutti i fruitori delle strade meneghine, in particolare quelli considerati più fragili, come ciclisti, motociclisti e i tanti che utilizzano i monopattini elettrici. È vero, l’inverno è sempre una stagione critica per il manto stradale, e certamente le salature di fine dicembre hanno ulteriormente aggravato la situazione.
Allarme buche Milano, raddoppiati i fondi per la manutenzione
Il problema è ulteriormente aggravato dalla provvisorietà di questi interventi. Basta una pioggia intensa per vanificare il lavoro degli operai e riattivare le giuste lamentele dei cittadini. Sulla questione ovviamente ci sono state polemiche politiche, con l’opposizione a Palazzo Marino che ha accusato il Comune d’incuria. L’Assessore alla partita, Marco Granelli, ha dichiarato che nel 2020 sono stati raddoppiato i fondi, con uno stanziamento di 50 milioni di euro destinato alla manutenzione delle strade. A detta dell’Assessore la situazione sarebbe migliorata rispetto al 2019. E per il 2021? Al momento non è ancora stata pubblicata alcuna informazione dal Comune nella sezione del sito dedicata alla manutenzione delle strade. C’è da dire che per le asfaltature servono temperature miti per garantire che il lavoro sia fatto a regola d’arte. Se solo ci fosse in commercio un asfalto più resistente…
Foto di Manolines
E se le mascherine usate fossero utilizzate per produrre l’asfalto?
No. Non siamo diventati matti. È l’idea che un team di ricercatori australiani del Royal Melbourne Institute of Technology ha sviluppato in questi mesi, arrivando a pubblicare gli esiti del loro lavoro sulla rivista Science of the Total Environment. Nel mondo si stima siano 6,88 miliardi le mascherine usa e getta che vengono destinate alla discarica, circa 206.470 tonnellate. Nel nostro Paese, stando ai numeri della Commissione Ecomafie, sono state prodotte circa 300mila tonnellate di rifiuti connessi allo scoppio della pandemia, in particolare mascherine e guanti. Ecco allora l’idea: utilizzare tutti questi rifiuti nell’edilizia civile.
La soluzione dei ricercatori italiani
Ma di cosa si tratta in concreto? Te lo spieghiamo subito. Le mascherine sono state sminuzzate per essere aggiunte all’agglomerato riciclato, calcestruzzo recuperato da cantieri edili. Gli scienziati australiani hanno testato diverse proporzioni fra i due materiali, arrivando a definire la migliore prevede la percentuale dell’1% per le mascherine e del 99% per il materiale edile. In questo modo si potrebbero produrre asfalti molto più flessibili e in grado di resistere maggiormente ai carichi di traffico cui sono sottoposti. La sperimentazione sembra promettere bene, vista anche la conformità agli standard di sicurezza dell’ingegneria civile. La speranza è che si possa proseguire, è proprio il caso di dirlo, su questa strada, unendo la necessità di non inquinare a quella di avere strade più sicure. Magari anche a Milano.
Foto di Stockr
