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Stress da traffico: come curarlo?

Traffico

Settembre significa fine delle vacanze. Le aziende riaprono, si torna a scuola e la conseguenza più visibile, soprattutto nelle grandi città, di questo ritorno alla normalità è l’aumento del traffico. Specie a Milano che, secondo l’indagine Inrix 2015, è la città più congestionata d’Italia e la decima in Europa. Traffico uguale code ai semafori, automobili ferme in colonna e automobilisti con i nervi a fior di pelle; stress e ansia da traffico sono oramai stati d’animo così comuni – specie per chi vive nei grandi centri – che pure la psicologia si sta adeguando per curarli. Vediamo come.

Milano, tutti fermi in coda e stressati

Partiamo da qualche numero, tanto per capire la portata del problema. In un anno gli automobilisti italiani perdono in media 19 ore fermi in coda secondo Inrix – Rapporto Traffic Scorecard 2015. A Milano si sale a quota 54 ore ( nel 2014 erano addirittura 57 ). Fare ogni mattina il tragitto che porta da casa al luogo di lavoro è diventato sempre più logorante per una persona su tre tra le 5.500 interpellate da un’indagine di Ford nelle principali città europee. A Roma il 57% degli abitanti accusa stress da traffico, una persona su quattro giudica addirittura più “pesante” il viaggio che la sua attività lavorativa. Sempre a Roma la durata media del tragitto casa-lavoro (andata e ritorno) dura 111 minuti, contro i 104 di Londra e i cento di Madrid. Il 63% del campione ammette di arrivare almeno una volta al mese in ritardo, il 43% ha ammesso di non essere riuscito a raggiungere il posto di lavoro almeno una volta nell’ultimo anno.

Automobilista stressato

Piccole strategie di sopravvivenza allo stress da traffico

Sono sufficienti venti minuti imbottigliati nel traffico perché i livelli del cortisolo – l’ormone dello stress – s’impennino. L’ansia può trasformarsi in rabbia e aggressività, specie tra gli uomini, o paura, nelle donne, che può sfociare in vere e proprie crisi di panico. Cosa fare? Gli esperti consigliano di scaricare l’energia accumulata attraverso piccole azioni fisiche come aprire o chiudere le mani, che non pregiudichino mai la sicurezza stradale. Si può fare qualche telefonata (con auricolari o, meglio ancora, con il viva-voce) oppure ascoltare musica o la radio, insomma occorre spostare la nostra attenzione da qualcosa che crea disagio a un’attività piacevole. Regolate anche la temperatura dell’abitacolo, il viaggio sarà migliore.

La psicologia viene a soccorso

Insomma, il problema c’è e anche la comunità scientifica lo ha recepito. Non è ancora diffusissima, ma sta prendendo piede sia in Italia che all’estero la psicologia del traffico, una branca della psicologia che studia i modelli comportamentali dell’uomo in auto. Presso l’Università Cattolica di Milano esiste da qualche anno un’unità di ricerca di psicologia del traffico e lo scorso mese di giugno si è anche tenuto un convegno internazionale denominato “Move the future”.

Coda traffico