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Maternità e lavoro: che bello condividere le emozioni

19 Settembre 2018

L’arrivo di un figlio pone sempre molte domande. Ma le risposte sono più facili da ottenere se si lavora in un ambiente collaborativo. Ecco la mia esperienza

Lo scorso novembre ho scoperto di aspettare un bambino. Le prime domande, legate alla sfera personale e familiare, non hanno tardato ad arrivare: “Sarà maschio o femmina? Sarò all’altezza di questo nuovo ruolo da mamma? Andrà tutto bene? Come comunicarlo ad amici e parenti?”.

Ma poi, ecco arrivare anche i primi interrogativi legati alla sfera lavorativa: “Come comunicare la gravidanza a colleghi e superiori? Come la prenderanno? Una persona in meno potrebbe creare un rallentamento del lavoro: come possiamo organizzarci per non creare problemi? Mi mancherà il lavoro quando sarò in maternità?”.

Le prime persone a cui ho comunicato la lieta notizia (ero di poche settimane) sono state le colleghe a me più vicine e le mie responsabili: come prima cosa, mi hanno chiesto se ero contenta, hanno ascoltato la mia gioia, le mie preoccupazioni e, come sempre, mi hanno incoraggiato e fatto riflettere (sono tutte mamme, e questo ha aiutato). Successivamente, conoscendo la mia attenzione per il lavoro, mi hanno rassicurato: “La cosa più importante è che tu sia felice. Non preoccuparti per il lavoro, ci organizzeremo al meglio”, mi hanno detto.

E così, trascorsi i primi mesi di gravidanza, è arrivato anche il momento di comunicare il lieto evento al direttore del personale: era felice, mi ha detto di organizzare il lavoro insieme ai miei responsabili diretti (ma prima di tutto, è bene sottolinearlo, mi ha detto di godermi questo momento fino in fondo).

Non abbiamo perso tempo: nelle settimane successive, con le colleghe e le responsabili abbiamo iniziato a riorganizzare le attività per fare in modo che tutto potesse andare avanti senza intoppi.

Arriviamo quindi all’ultimo giorno di lavoro prima della maternità, quando ho ricevuto una bellissima torta di pannolini e prodotti per la mia Gaia realizzata direttamente dalle mie responsabili e dai miei colleghi: un bellissimo regalo, al quale hanno partecipato anche persone e responsabili di altre funzioni.

chiara grassi mocauto

Che cosa significa tutto questo? Innanzitutto che Mocauto non è solo un posto di lavoro, ma è anche un luogo in cui si costruiscono rapporti personali solidi e sinceri. Spesso mi è capitato, infatti, di condividere fatti accaduti nella mia vita privata con colleghi e responsabili, anzi spesso erano proprio loro i primi a chiedere, soprattutto quando sapevano che era in programma un avvenimento per me importante. Il nostro ufficio, Business Development Center, è una squadra a tutti gli effetti: anche oggi che sono in maternità sento spesso i miei colleghi, con i quali si parla molto di vita e poco di lavoro; mi chiedono sempre come sta Gaia e quando passo a trovarli.

Eh sì, perché Gaia è nata il 31 luglio e sta benissimo, è la mamma che è un po’ stanca… Scherzi a parte: stare a casa con mia figlia è la cosa più importante da fare in questo momento, ma confesso che quando sento i colleghi e le responsabili ho un po’ di nostalgia della “mia” squadra. Mi mancano i confronti quotidiani, le pause pranzo insieme, i passaggi “offerti” da qualche collega. Al mio rientro dovrò riuscire a organizzare la giornata nel migliore dei modi, proprio come hanno fatto altre mamme prima di me. Chissà se anche l’approccio al lavoro cambierà: la maternità potrebbe farmi vedere le cose da una prospettiva differente. Ve lo dirò tra qualche mese. Adesso devo andare, Gaia mi sta “chiamando”.

Autore: Chiara Grassi, Automotive BDC Team Leader presso Mocauto