Home / Il milanese in Liguria. Se Milano avesse il mare…

Il milanese in Liguria. Se Milano avesse il mare…

C’è un famoso detto barese che recita: “Ce Melàne tenève u màre, avèv’a ièsse na piccòla Bbàre” (Se Milano avesse il mare, sarebbe una piccola Bari). Quello che non sanno gli amici pugliesi è che Milano, in realtà, il mare ce l’ha, ed è il mar Ligure. La prova? Nei week end estivi sarà molto più facile che per i carruggi liguri sentiate un milanesissimo “” che un più tradizionale “Belìn”.

Ma ecco sei cose che contraddistinguono il milanese in Liguria. (Premessa doverosa: si scherza).

milanesi-in-liguria-code-mocauto

Primo obiettivo: evitare la coda

Il milanese in Liguria innanzitutto deve arrivarci. Sa che c’è il rischio che l’A7 si trasformi in un lungo serpente di auto immobili sotto il sole rovente e quindi tenta partenze in momenti improponibili per evitare le ore di punta. I più furbi decidono perfino di allungare leggermente la strada scegliendo l’A26, l’epica Gravellona Toce. Unico obiettivo: non rimanere incastrati. Il tempo è denaro. E la coda lo fa perdere.

Se qualcuno di voi si sta chiedendo: “Ma perché non prendono il treno” fatevi delle domande sul vostro livello di milanesità. Perché il milanese ama la sua macchina. E non usa il treno.

Santa Margherita, una garanzia

Per il Milanese in Liguria c’è una meta in cui più di altre respira aria di casa, perché “Santa” è innanzitutto un luogo dell’anima, la spiaggia del centro di Milano, il luogo in cui l’umarell può riposarsi dal sovrintendere cantieri e i più giovani – prima in costume e poi con l’immancabile divisa composta da mocassini senza calze, camicia di lino con maniche arrotolate a metà braccio e maglioncino sulle spalle – possono fare le stesse cose che fanno a Milano: public relation fra un “apericena” e l’altro (l’happy hour, si sa, ormai è out). In attesa che Santa Margherita Ligure diventi, finalmente, Santa Margherita Milanese. Pronta a far concorrenza a San Donato.

Il milanese in Liguria respira aria di casa

Il milanese in Liguria respira aria di casa. Arriva persino a capire come si debba sentire un “giargiana” a Milano. Il ligure è un “milanese imbruttito” al quadrato. Se per il milanese il tempo è denaro – “Però due tre bianchini dopo il lavoro con gli amici me li merito” – per il ligure non c’è tempo per distrazioni e amenità. Non è il tempo a essere prezioso, sono i soldi. Se il milanese si perde in chiacchiere sotto l’ombrellone e prima di andare in spiaggia deve fare l’immancabile corsetta per tenere la linea, per il ligure quello è tempo sottratto al lavoro e alle cose serie. È fiato sprecato e anche l’aria è preziosa, belìn.

milanesi-in-liguria-focaccia

Pesto e focaccia

C’è qualche ligure che al grido – ironico – di: “Aiutiamoli a casa loro”, ha pensato di portare pesto e focaccia a Milano per una Liguria “demilanesizzata”. Sì, perché il milanese in Liguria si nutre solo di focaccia e pesto, delle volte arriva persino a mangiarle insieme. Il milanese non è ancora riuscito a capire come mai, nonostante le materie prime acquistate a modico prezzo da Eataly, il pesto a Milano non riesce mai come quello che mangia in Liguria. Dev’essere tutta questione di pinoli.

milanesi-in-liguria-serravalle-mocauto

L’outlet è di strada

Ci sono delle volte che il milanese che sta andando o tornando dalla Liguria sceglie – senza che fidanzate, compagne, mogli e figlie facciano cenno all’argomento – di fermarsi all’outlet di Serravalle, che è di strada, “comodo, comodo”. È facile accorgersi che ci si sta avvicinando perché le carte di credito e i bancomat cominciano a tremare nei portafogli, tentando di sfuggire al loro destino, che però è già segnato. Da Serravalle non si scappa.

milanesi-in-liguria-telepass-mocauto

La coda finale

Se all’andata si possono tentare peripezie e sveglie prima dell’alba per evitare il traffico, sul ritorno, a meno di perdersi mezza giornata di mare, si è consapevoli di andare incontro all’ineluttabile. Perché se metti sull’A7 mezza Milano è inevitabile che si debba sopportare qualche fastidio. Il milanese si è già attrezzato con la sua playlist da ascoltare in macchina e portandosi dietro i documenti di lavoro da preparare per il lunedì. Immancabile una domanda al casello: “Ma come si fa a non avere ancora il Telepass nel 2017? Ma ce la fate?”.