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Auto schilometrate, esistono soluzioni?

Un’auto usata su due in vendita sarebbe schilometrata. Ovvero ha subito un ritocco al contachilometri, abbassando quelli effettivamente percorsi per renderla più appetibile sul mercato, e venderla a un prezzo gonfiato. Un trucchetto ormai famoso e utilizzato da parte di rivenditori disonesti – anche privati – che non ha stime precise e ufficiali, ma che genera un giro d’affari illeciti fino a due miliardi l’anno. Qualche decina di migliaia di chilometri in meno da ogni auto può far lievitare il prezzo anche di 1-2mila euro; moltiplicate questa cifra per ogni usato venduto e il conto è presto fatto.

Auto schilometrate, in Italia c’è un paladino

Dal 2015 paladino della battaglia contro le auto schilometrate è Alfredo Bellucci, un rivenditore 41enne piemontese che – in collaborazione con il commercialista Luca Peroglio Longhin, lo psicologo Gianluca Poloniato e l’avvocato Stefano Mior – ha scritto e pubblicato un libro, edito da Apice Libri, diventato ormai di culto tra gli addetti ai lavori. S’intitola Non prendermi per il chilometro e ha riscosso un successo tale che nel 2016 è diventato un sito internet, un blog, una community che raggruppa una sessantina di professionisti del settore impegnati a vendere “pulito”. Più tante apparizioni televisive a Striscia la Notizia e alle Iene che hanno sollevato il problema a livello nazionale. Da qui al boom sui social il passaggio è breve. Su Facebook c’è una pagina (Non prendermi per il chilometro) che vanta oltre 95mila “Mi Piace” e un gruppo chiuso composto da quasi 60mila iscritti in cui condividere e verificare i presunti annunci truffaldini che imperversano su internet.

Auto schilometrate, ci sono soluzioni?

Come scoprirli? Come intuire che un’auto usata è stata contraffatta? Ecco qualche consiglio:

  1. Diffidare da rivenditori (e da annunci) con prezzi esageratamente vantaggiosi.
  2. Non prendere in considerazione annunci lacunosi, annunci su siti poco raccomandabili o annunci di auto usate senza foto o con foto a targa coperta.
  3. Richiedere sempre tutta la documentazione necessaria e provare a ricostruire la storia del veicolo consultando il Pra (pubblico registro automobilistico).
  4. Non lasciarsi incantare solamente dagli aspetti estetici dell’auto. C’è anche altro da valutare per un acquisto consapevole.

Spesso la colpa non è nemmeno del rivenditore o della concessionaria, perché anche il vecchio proprietario, prima di vendere la sua auto, può schilometrarla (basta il software giusto) per rimediare qualche euro in più. Insomma, la truffa è su ampia scala. L’accesso ai dati (delle auto in circolazione) è il vero nodo della questione, ma alcuni sono consultabili solo da professionisti del settore e non dagli automobilisti. Allora, cosa fare per porre un freno al problema? Indicare il chilometraggio a ogni passaggio di proprietà registrato al Pra e a ogni revisione è quella più intuitiva. C’è anche la direttiva europea 2014/45 che regola la revisione periodica delle auto e che prevede l’istituzione del certificato di revisione contenente i dati rilevati in sede di controllo, compreso il chilometraggio. Qualcuno già lo fa, molti no. Ma se l’auto dovesse essere venduta al suo secondo anno di vita (la prima revisione è dopo quattro) non esisterebbe alcun documento ufficiale. La misura più sicura, ma non di semplice attuazione (perché necessiterebbe di un intervento legislativo) è quella proposta da Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzazione Civile, che parla di una carta d’identità elettronica per ogni auto su cui registrare tutti gli interventi subiti. Sicuri, però, che non si troverà il modo di manomettere anche questa?